Cosa fare quando gli altri ci feriscono


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Chi ha poca autostima subisce il volere degli altri e, come se non bastasse, passa il tempo ad accusare se stesso per non aver reagito.
Un circolo mentale da cui bisogna uscire imparando a trattare il dolore in modo diverso.
Quante volte vorresti opporti,ma non lo fai, non ci riesci, e poi covi rabbia per ore?
Al lavoro,in famiglia,con gli amici: le occasioni sono tante. Un capo rispettoso del tuo impegno, che di punto in bianco cambia i programmi, tanto tocca a te correre; un partner che non vede i tuoi sforzi per far funzionare il rapporto e ti tratta in modo superficiale, facendoti capire che pensa a tutto tranne che ai tuoi sentimenti; un'amica che ti ferisce con una frase buttata li, che ti dimostra quanto poco tenga al tuo giudizio.









I pensieri non ti aiutano

C'è chi è capace di farsi scivolare addosso le cose, ma per molti invece queste situazioni sono come pugnalate dure da sopportare. Alla rabbia che non si riesce a sfogare subentrano le accuse a se stessi: "Non ho carattere, non credo in me stesso, perché sto zitto invece che replicare? Non so farmi valere...".
Poi i pensieri diventano ancora più tortuosi e per lenire il dolore si costruiscono vere e proprie cattedrali mentali: "Un giorno o l'altro mi sente..Ma no, non vale la pena"; "Non serve sporcarsi, tanto non mi tocca"; "Non mi abbasso, ho ben altro di cui occuparmi"; "Tanto non cambierà mai niente.."; "Al mondo vanno avanti solo le persone servili, io sono diverso.."
Sono tutti sforzi mentali, pensieri inutili che inquinano il cervello e impediscono di produrre azioni "limpide", quelle che servono davvero. In questo modo non fai che accumulare frustrazione e non ti smuovi da quella situazione personale spiacevole.



Gli errori da evitare

Cerchi di scacciare il ricordo dell'evento che ti ha ferito, e nello stesso tempo ti trovi a riviverlo involontariamente,mentre i pensieri non fanno che girarci attorno per ore.
Se combatti il dolore rendi cronica la tua ferita e questo atteggiamento produce a catena alcuni effetti pericolosi per la psiche. Ecco quali sono:

  • Più cerchi di scaricare da te le brutte sensazioni,più quelle torneranno rinforzate.
  • Lo specifico dolore che stai vivendo, se non lo accogli,col passare del tempo si cronicizza riempendosi di contenuti estranei: ad esempio i paragoni tra te e gli altri, verso i quali ti senti inferiore; oppure i confronti tra altri dolori del passato e questo presente, che vivi come fosse sempre la stessa cosa". Si tratta di un'idea falsa, perché niente si ripete identico a se stesso e tu oggi sei diverso da come eri ieri; tutto scorre.
  • Tutti questi contenuti estranei producono nella mente una falsa idea di permanenza, per cui inizi a identificarti come una persona "sempre insicura". In pratica diventano una tua seconda identità.







Ricorda sempre che non soffri perché sei stato debole, ma per evolvere. Quando ti senti ferito da qualcuno,il dolore che provi non arriva perché non sei stato all'altezza o non sei "abbastanza bravo".
Il dolore non è una punizione,né una vergogna, e neppure un marchio di inferiorità.
Al contrario la sofferenza interiore,se è vissuta bene e quindi limitata nel tempo,è uno dei meccanismi evolutivi più importanti. Il dolore serve a "spegnere" un'identità, un'immagine di te in cui ti eri identificato in modo ostinato,ma che non ti corrisponde e a farti guardare a te stesso in modo nuovo.
Il dolore, i disagi, vengono per raccontare qualcosa di te che non sai ascoltare, che non sai vedere. Attraverso il dolore diventi qualcosa d'altro,cresci.
Ma è importante che, svolta la sua funzione, il dolore se ne vada naturalmente. Se resiste sei tu a farlo durare,perché continui ad aggrapparti a quell'immagine che la ferita vuole farti superare.


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