Chi si adatta troppo alla fine ci rimette





Può una qualità personale diventare una micidiale arma contro se stessi?Si,e può fare anche molti danni.Si tratta della capacità di adattamento,uno strumento fondamentale per sopravvivere alle avversità e ai cambiamenti,ma che,se impiegato in eccesso, può mettere a rischio la salute. C'è chi infatti la utilizza come il modo principale di affrontare la realtà,dai grandi eventi alle situazioni del quotidiano. Ad esempio,accetta in silenzio molte scelte e comportamenti del partner non condivisi; tollera senza battere ciglio l'invadenza o l'ambiguità di un amico;si sottopone a giornate troppo stressanti,sottostà a richieste lavorative abnormi.Il tutto con uno spirito di sacrificio eccessivo,spesso non richiesto ma al quale chi lo circonda si è abituato e dunque ormai se lo aspetta.






Alla base di questo atteggiamento "automatico" eccessivamente remissivo c'è spesso il bisogno del quieto vivere,o la paura del conflitto, di non saperlo gestire,di dover affrontare reazioni aggressive,di essere giudicati oppure di sentirsi abbandonati.
Alcuni applicano questo adattamento a tutti gli ambiti  della propria vita (nella coppia come nelle amicizie e nel lavoro),altri, invece, soltanto a uno (soprattutto quello affettivo).
Ma in ogni caso la possibilità ,di sentire un grande malessere è molto alta. Tale modo "estremo" di adattarsi sempre e comunque produce da un lato un accumulo (di stanchezza,di rabbia,di contrarietà, di insofferenza, di energie negative) dall'altro uno svuotamento (di energie,di entusiasmo,di vitalità,di voglia di fare); il risultato è la predisposizione a crisi depressive, più o meno intense a seconda dei casi, ma tutte accomunate da un elemento peculiare:il rischio che la persona si adatti anche allo stato di depressione, che lo accetti così come ha fatto con tutte le altre cose, e quindi lo prenda sottogamba, o lo affronti con un atteggiamento di resistenza passiva e sacrificale, senza fare nulla per modificare la situazione. Si rischia insomma un circolo vizioso in cui a volte la capacità di sopportare all'infinito impedisce di uscire dalla difficoltà, perché la persona in pratica finisce per abituarsi anche al proprio malessere, non segnala agli altri la sua situazione, non chiede veramente aiuto.
Molte depressioni possono essere evitate proprio agendo su questo eccesso  di "diplomazia", riscoprendo per esempio la capacità di affermare i propri "no", i propri bisogni reali e le proprie vere esigenze. Per non cadere in crisi a volte basterebbe fare poco.

Le cose e gli eventi di cui si diventa succubi 

  • Di un lavoro che non appassiona.
  • Di sintomi e malessere fisico.
  • Di una relazione che non piace più.
  • Di comportamenti aggressivi del partner.
  • Del sovraccarico di impegni e di fatica.
  • Del ruolo o del personaggio che ormai tutti si attendono.
  • Di una sessualità non affine o troppo scarsa.
  • Dell'invadenza di parenti.
  • Di una vita senza gratifiche e piaceri.

I consigli

Imparare il limite

La via maestra è ascoltare il corpo, che ci segnala sempre l'eccesso di adattamento: con la stanchezza, con sintomi vari, con la scarsa concentrazione. "Staccare" quando compaiono mette al riparo dalla crisi.

Segnalare la fatica

A volte si pensa che sottoporci a grandi compromessi e fatiche ci farà ottenere dei "crediti": gratitudine, fedeltà, riconoscimento, apprezzamento. Ma nessuno percepisce lo sforzo e quando crolliamo resta sorpreso. Perciò,se non riusciamo a sottrarci, almeno segnaliamolo: "Sono stanco, ma lo faccio perché ti voglio bene".

Guardarsi da fuori

E' facile perdere di vista il carico che stiamo sopportando. Facciamo ogni tanto il punto della situazione, riflettendo su ciò che ci piace o no di quel che stiamo vivendo e chiedendo a un amico se stiamo "esagerando".




Tratto da : Come uscire dalla depressione.

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