Come riconoscere gli incontri sbagliati

Da ragazza,avrò avuto al massimo diciott'anni,mi innamorai follemente di un mio coetaneo.Era il tipico bello e dannato che a quell'età è capace di farti battere il cuore come nessun altro.La relazione che ne nacque fu tutt'altro che serena.Ricordo di pomeriggi passati ad aspettarlo,di appuntamenti mancati e di tanti altri piccoli e grandi gesti che mi procuravano non poca sofferenza.Stare con lui era  come andare in altalena.Ovviamente questo scombussolamento emotivo si ripercuoteva sulla mia vita privata,che in realtà si stava annullando.A scuola,da brillante e ambiziosa studentessa quale ero prima di incontrarlo,rischiavo di perdere l'anno,perché non riuscivo più a concentrarmi avendo la testa sempre occupata dal pensiero di lui.Anche le amicizie cominciavano a scricchiolare,le mie amiche per quanto mi volessero bene erano stanche di vedermi continuamente distratta e imbronciata e di ascoltare le mie lamentele,così piano piano iniziavano ad evitarmi.Io sopportavo tutto ciò stoicamente convinta che quello fosse l'amore e che i brevi attimi di passione che quel ragazzo mi regalava valessero tanta sofferenza.Senza rendermene conto ero entrata in un pantano emotivo che mi stava rovinando l'esistenza e probabilmente ci sarei rimasta per anni se non avessi avuto la fortuna di rincontrare una vecchia zia che mi aprì gli occhi.





Era la sera della vigilia di Natale e mio nonno aveva organizzato una rimpatriata tra fratelli.Fu in quella occasione che rividi zia Maria.Non la vedevo da molto perché per via del suo lavoro era spesso all'estero,ma la ritrovai come me la ricordavo,schietta,sincera e con quell'aria di chi la sa molto lunga. Le bastò guardarmi un attimo per capire che c'era qualcosa che non andava,così dopo cena mi prese in disparte e senza giri di parole mi chiese cosa stava accadendo.Le raccontai tutto.Non mi sembrava vero di potermi finalmente liberare con qualcuno capace di ascoltare senza giudicarmi.Finito il racconto mi aspettavo una serie di consigli e di spiegazioni,invece mi pose una semplicissima domanda:"Ma tu sei felice con questo ragazzo?".Non me lo ero mai domandato.Probabilmente perché inconsciamente avevo paura della risposta.Fu una vera e propria rivelazione.Non ero felice,questo era il bandolo della matassa."Perché vedi,bambina mia"proseguì la zia "La misura dell'amore non è il dolore e il sacrificio come molti credono,ma è la felicità.Più gioia e allegria una relazione ci regala, più merita di essere vissuta.Questo non vuol dire che devi camminare sempre ad un metro da terra, ma vuol dire che l'amore è tale se ti fa stare bene,altrimenti non è amore,chiamalo come vuoi,ma non amore".
Ero sbalordita,in quattro e quattr'otto mi aveva spigato l'amore.Con un'unica domanda aveva chiarito tutti i miei dubbi.Da quel giorno qualcosa nel mio modo di amare cambiò profondamente,lasciai immediatamente il ragazzo con cui stavo e quella semplice domanda diventò il mio metro di giudizio per le relazioni che vennero in seguito.
Percorrendo le vie dell'amore può capitare di fare incontri sbagliati,soprattutto da giovani quando non abbiamo ancora l'esperienza necessaria per smascherare chi approfitta di noi.Ma chi non è stato giovane?Chi non si è dibattuto tra sofferenza e dubbi di una storia difficile?E,magari,se l'è portata dietro per anni.Ma indipendentemente dall'età anagrafica può succedere a tutti di inciampare in relazioni sbagliate.A me piace credere che in ognuno di noi vive una vecchia zia saggia che nel momento opportuno ci viene in aiuto domandandoci"Ma tu sei felice?":




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